CERCO UN PO’ D’AFRICA IN GIARDINO

Posted on marzo 7, 2012. Filed under: Arte | Tag:, , , , , , , |

Una delle più belle raccolte di arte africana che io abbia mai visto (British Museum incluso) è all’ultimo piano di piazza Duomo a Vicenza. L’ha creata piano piano, nel corso degli anni, il vescovo più amato della città, Mons. Pietro Nonis durante i suoi anni di missioni nel continente nero. Non è grande, ha meno di 10 sale ma credo che sia il riassunto artistico più completo dell’Africa che si possa visitare nell’arco di pochi metri quadrati.  Le ragazze dei Servizi Educativi del Museo (quello diocesano, ovviamente) vi spiegheranno il vero significato della religione voodoo, dei suoi feticci, delle maschere e dei bastoni rituali.

Purtroppo si può visitare solo su appuntamento, il che richiede un minimo di volontà conoscitiva.

 

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Vicenza, un sorso di nobiltà

Posted on novembre 20, 2008. Filed under: Iniziative | Tag:, , , , |

Ricevo e pubblico su questo piccolo spazio, ringraziando l’ormai mitico Studio di ALPE (Alberto) Pertile!! Ciao Ragazzi… chissà che un giorno riesca a venire anche io al Palazzo del Vino!!!

wine

Il top della gamma dei tagli bordolesi e le famiglie aristocratiche produttrici di vino di tutta Italia, dalla Sicilia al Trentino, si incontrano a Villa Favorita.

E’ l’appuntamento vitivinicolo dell’autunno 2008. Nella splendida cornice dei Colli Berici, area di grande tradizione e vocazione vitivinicola a sud della città di Vicenza, la settecentesca Villa Da Porto “La Favorita” di Sarego ospiterà nelle giornate del 21-22-23 novembre la 3° edizione di un evento d’eccezione nel mondo del vino di lusso: “BCM: Bordolesi, Cabernet, Merlot”. La manifestazione – dallo spessore internazionale – dedicata ai vini di taglio bordolese metterà in mostra le bottiglie più blasonate del panorama enologico d’Italia e del mondo che, proprio per il loro pregio oltre che per il prezzo da capogiro, sono da considerarsi “perle rare” perfino da un pubblico di intenditori. L’evento quest’anno porta il sottotitolo “Vini aristocratici, nobili produttori”, per dare risalto al mondo della nobiltà ed allo stretto legame che ha con esso il taglio bordolese.

Saranno infatti presenti oltre una ventina di produttori di sangue blu: dalla Sicilia Diego Planeta; dall’Emilia Romagna Enrico Drei Donà; dalle Marche Aldo Maria Brachetti-Peretti; dalla Toscana Duccio Corsini, Alessandro François, Leonardo Frescobaldi, Luigi Malenchini, Marco Ricasoli Firidolfi, Luca Sanjust e Ginevra Venerosi Pesciolini; dall’Alto Adige Michael Goëss-Ezenberg; dal Trentino Ruggero de Tarczal e Maria Josè Fedrigotti; dal Piemonte Alberto Cisa Asinari di Grésy; dal Veneto Lorenzo Borletti, Giordano Emo Capodilista, Giulio da Schio, Paolo Marzotto e Tommaso Piovene Porto Godi. Accanto a questi storici casati, anche alcune autorevoli firme della moda, a cominciare da Caprai e Salvatore Ferragamo.

Non solo bordolesi però a “BCM”, ma anche Merlot, Cabernet, Petit Verdot, Carmenère e Malbech: sabato 22 e domenica 23 novembre verranno infatti proposti in degustazione oltre 250 vini, espressione di tutte le regioni italiane – presenti cinquanta etichette solo dalla provincia di Vicenza – e di alcuni Paesi stranieri come Argentina, Usa ed Israele. Ovviamente durante la manifestazione saranno presenti laboratori studiati ad hoc e degustazioni che accompagneranno il pubblico in un viaggio alla scoperta dell’agroalimentare vicentino.

ORARI DEGUSTAZIONI PUBBLICHE: SABATO 22/11 DALLE 14.00 ALLE 20.00
DOMENICA 23/11 DALLE 10.00 ALLE 20.00

COME ARRIVARE
Villa da Porto detta “La Favorita”, in via Muttoni a Monticello di Fara, Sarego (Vicenza). L’antica residenza è a 3 chilometri dal casello A4 di Montebello Vicentino, in direzione Lonigo.

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Una Babele d’arte e contatto

Posted on ottobre 8, 2008. Filed under: Arte, Rassegne | Tag:, , , , |

Questa la copertina della Rassegna dell'anno scorso

Questa la copertina della Rassegna dell'anno scorso

Italiano, “furlan”, tedesco e sloveno: sono le 4 lingue ufficiali del Friuli Venezia Giulia, una realtà “babelica” a 4 passi da casa nostra dove la multiculturalità è sempre stata di casa. Certo, non sempre inserita in un contesto di pace assoluta, ma di certo con un’onesta, reciproca, curiosità intellettuale che continua a generare iniziative singolari.

Mi sento così di sottolineare Intersezioni Babeliche, la rassegna per la promozione del plurilinguismo promossa dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dal Comune di San Daniele del Friuli assieme all’Associazione Elisa Mertens, che comincerà proprio domani.

Si tratta della 2° edizione. Sinceramente non ricordo quale fosse il tema portante del 2007, ma quest’anno si parla di evoluzione delle lingue ed migrazioni dei popoli, con particolare attenzione a quanto è accaduto e sta accadendo all’interno del bacino del Mediterraneo. Un modo per vedere le migrazioni non solo da un’ottica economica e sociale, ma anche nella loro dimensione di contatti fra culture e linguaggi.

Nella pratica, la rassegna presenta una serie di conferenze sul tema: dall’apartheid, alla minoranze arabe, dai turchi del Friuli di Pasolini, al ruolo dei viaggi nelle contaminazioni linguistiche. La parte più carina è che gli incontri sono preceduti dalle manifestazioni artistiche e letterarie raccolte sotto l’ombrello di “Aspettando Intersezioni”. Una possibilità in più per approfondire la conoscenza della storia delle lingue, delle contaminazioni tra la propria e quelle dei popoli vicini, delle difficoltà e dei vantaggi che incontrano i migranti nell’apprendendere un nuovo idioma, e delle più recenti ricerche legate al campo della traduzione.

Tutti gli eventi sono a ingresso libero.

 

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C’era una volta Venezia, la pioggia e…

Posted on settembre 23, 2008. Filed under: Arte, Mostre | Tag:, , , , , , , , |

 … e una storia da raccontare.

Squilla il telefono sabato mattina. Non faccio in tempo a rispondere: guardo il display, è un numero strano. Non è italiano ma ha un che di familiare. Lo richiamo o no? Alla fine mando un sms “Gena, it’s you?”. Perchè l’unica possibilità è che sia Gena, la responsabile del Dipartimento Coproduzioni Internazionali di MRTV, la tv nazionale Macedone con cui collaboro. Il telefono squilla ancora. Ecco di nuovo il numero strano. Non è Gena, però, è Lydia. Occhi azzurri, inglese terribile, vestiti bucherellati dalle tarme. Me la ricordo bene: è una delle giornaliste culturali della Rete Macedone. Mi aveva promesso che se fosse venuta in Italia mi avrebbe chiamato ma per farlo ha scelto una delle mattine meteorologicamente più infernali degli ultimi 6 mesi.

Così, mentre l’Uragano Kathrina, tentava di distruggere la mia povera Lupo, sono riuscita a raggiungere Piazzale Roma. L’appuntamento – per un caffè – era al Collegio degli Armeni, dove si sarebbe inaugurato il padiglione macedone di architettura all’interno della Biennale. Mi sono trascinata dietro anche un ombrello per raggiungerlo ma, si sa, a Venezia il problema non è tanto l’acqua che cade dall’alto, ma quella che sale dal basso!

Praticamente solo a metà strada avevo già fatto fuori il paio di (furbissime) espadrillas che avevo scelto per l’ottima giornata e i miei pantaloni di (spero) vero cotone made in China si erano sciolti fino al ginocchio, quando ho intravisto un bel sotoportego dove rifugiarmi dalla furia degli eventi.  

Lì, in mezzo alle pantegane e al sudiciume, c’erano altri due ragazzi che cercavano un modo per salvarsi dall’umidità. Uno alto, uno basso. Uno visibilmente straniero, l’altro visibilmente italiano. Tra di loro parlavano inglese. Non c’era altro da fare che attaccare bottone. Così scopro che l’italiano è un architetto bolognese che accompagnava l’amico architetto straniero a salutare il fratello che esponeva al Collegio degli Armeni. Che coincidenza, ho pensato. Tutti diretti là.

Passano 10 lunghissimi minuti di chiacchiere e pioggia. Poi decidiamo tutti e 3 di affrontare il muro d’acqua, unendo gli ombrelli, per raggiungere la Biennale. Come in un unico abbraccio, come The Dreamers, come in un piccolo sogno affogato dalla pioggia torrenziale. Arriviamo al Collegio fradici e stupiti di questa piccola avventura bagnata, durata lo spazio di qualche metro, intensa oltre le parole.

All’interno del Palazzo l’acqua alta aveva già inghiottito la metà delle paia di scarpe griffate di consoli, ministri e ambasciatrici. Ci separiamo: loro cercano il fratello dell’architetto straniero, io cerco Lydia.

Ci ritroviamo tutti in una sala: Lydia stava intervistano dil fratello dell’architetto straniero. Evidentemente, quel giorno, il nostro incontro, era proprio destino.

Un saluto quindi ai miei nuovi amici: Jovan, Giovanni, Enka.

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La “piccola” arte delle parrocchie

Posted on giugno 16, 2008. Filed under: Mostre | Tag:, , , , , , |

Questo servizio è una creatura delcollega Mirco Cavallin.

Io aggiungo solo che la particolarità di questa mostra sta nell’aver coinvolto ogni singola chiesetta dell’enorme diocesi di Vicenza, per andare a riscoprire i piccoli grandi capolavori dell’arte che spesso in esse sono celate.

E il miracolo c’è stato! Durante la ricognizione per organizzare la mostra, di fatto sono state (ri)scoperte o riattribuite opere che a tutta prima erano state abbandonate nella devozione come semplici croste.

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Mahler al teatro nuovo di Vicenza

Posted on giugno 11, 2008. Filed under: Musica | Tag:, , , , , , |

La storia di questo composiore è sfortunata come poche: un’infanzia costellata di lutti, trasferimenti e disgrazie di vario genere, Alla fine, per fortuna ha vinto la musica e così, dopo il conservatorio, Gustav Mahler è stato per anni acclamanto come uno dei migliori direttori d’orchestra del periodo, eppure non riusciva ancora ad affermarsi come compositore.

E qui entrano in scena Vicenza, il Teatro Nuovo e l’Orchestra del teatro Olimpico, che hanno scelto di esguire come debutto musicale di una sinergia che li vede partner reciproci, proprio la prima sinfonia di Mahler, Il Titano, ispirata all’omonimo romanzo di Jean Paul.

La Storia ci racconta che la sua prima esecuzione (Budapest, 1889) fu un disastro. La sinfonia fu inizialmente concepita in cinque movimenti, poi Mahler eliminò l’andante (il cui manoscritto fu ritrovato solo molti anni dopo la morte dell’autore e che fu eseguito per la prima volta solo nel 1967 sotto la direzione di Benjamin Britten). Infine, dei quattro movimenti di cui si compone la versione definitiva della sinfonia, il più noto è sicuramente il terzo, in cui un solitario contrabbasso esegue una spettrale parodia di Fra Martino.

Alla fine, dell’evento vicentino io ho seguito solo le prove. Ma mi dicono che il concerto è andato davvero bene.

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Una laguna di carta

Posted on giugno 8, 2008. Filed under: Arte | Tag:, , , , , , |

Sembra tessuto ma non lo è. E’ l’arte di questa artista belga dal cognome impossibile (e la cui pronuncia ha dato più di qualche grattacapo a me e Sara) raccolta in una mostra davvero poetica al Museo Fortuny di Venezia.  Nel tempio di colui che fu il Dio dei tessuti per eccellenza i vestiti e i modelli più celebri della storia della moda sono stati ricreati con la carta. Ovvio, carte di tutti i tipi, di tutti i generi, di ogni consistenza, colore e misura. Ma l’effetto è di pura magia.  Ti verrebbe da toccarli, gli abiti, perchè sembra impossibile che siano dello stesso materiale dei fazzoletti da naso.

Se vi capita di andare a visitarla (avete tempo fino al 21 luglio) notate l’illuminazione, il modo dlicato in cui hanno scelto di esporre delle opere davvero speciali.  

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La Fondazione March

Posted on gennaio 7, 2008. Filed under: Arte | Tag:, , , , , , , , , , , , |

Se ho fatto un errore nell’affrontare la realizzazione di questo servizio, è che non ho chiesto il perchè di un nome così esotico “Fondazione March”. Per cui proprio il nome resta e resterà un mistero. 

Per il resto, l’iniziativa è piuttosto semplice: è un centro culturale multidisciplinare con sede a Padova e luogo di incontro e di apprendimento. Essa dà vita ad una programmazione artistica di qualità seguendo sia i giovani talenti ma sostenendo anche artisti affermati.

Poi, come è ovvio, la Fondazione cerca di diffondere l’arte contemporanea e contribuire alla creazione di un sistema locale ad essa dedicato, per proporre lgli eventi artistici come chiave di lettura dello sviluppo contemporaneo e come “strumento” di integrazione sociale, di confronto multi-culturale e di riqualificazione territoriale.

Ma la cosa più carina è che l’identità stessa della Fondazione è un’opera d’arte, così come il suo naming, nato grazie all’incontro e al confronto tra Silvia Ferri, ideatrice del progetto, e l’artista Johnathan Monk.

Quando sono andata a realizzare il servizio in Fondazione c’era l’allestimento dell’artista israeliana Yael Bartana. Very interesting! 

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