L’Epoca felice prima della bufera
Siccome la Storia l’ho studiata, temo che vi sorbirete quest’oggi il mio amore per la fatale Belle Epoque, presa in esame da un’ottima mostra a Palazzo Roverella a Rovigo (ben svegliati, cari amministratori di cultura polesani!!).
Orbene.
Gli ultimi venti anni dell’Ottocento furono relativamente per l’Europa anni di pace e di relativo benessere, condizioni che continuarono negli anni successivi, fino al 1914. La società borghese del tempo era convinta di vivere un’epoca di pace e di prosperità , di avere davanti a sè un avvenire migliore: fu questa la “Belle Epoque”.L’italiano Guglielmo Marconi (1895) comunicò con successo i suoi esperimenti di radiotelegrafia, primo passo verso la realizzazione della radio. Apparvero i primi apparecchi elettrici: fornelli, stufe, ferro per stiro. Gravi e antiche malattie, come ad esempio la malaria, il colera e la pellagra, sembravano sconfitte definitivamente. Anche in campo sociale e politico ci furono notevoli mutamenti: il diritto di voto venne via via esteso e, infine, riconosciuto a tutti i cittadini maschi (suffragio universale maschile).
Dopo l’inaugurazione obbligata ad Atene, la prima sede delle Olimpiadi moderne, nel 1900, fu Parigi; il bridge, ma anche il tennis e lo sci, importati dall’Inghilterra, rappresentarono una nuova autentica occupazione per la società “bene”, mentre la bicicletta rimase un mezzo di lusso fino al 1900. Erano un’attrazione le tecniche di illusionismo di Meliès, le prime pellicole dei fratelli Lumière, la quantità di circhi (Nouveau Cirque) i cui spettacoli fastosi, eroici e divertenti ispirarono i pittori Degas, Seurat e Toulouse-Lautrec, i caffè concerto, dove tra i tavolini dei clienti si esibivano i cantanti, accompagnati solo dal pianoforte (l’Eldorado, il Divan japonais, oltre al famoso Moulin Rouge). La borghesia parigina, esperta frequentatrice di ristoranti d’eccezione, si appassionava al teatro e all’opera ma esprimeva disinteresse verso gli impressionisti. Maggior successo incontrarono invece le immagini della vita serena e monotona della famiglia piccolo borghese dipinte da Bonnard o Vuillard, o i ritratti delle donne agiate di Stevens o Boldini.
Il quadro ottimista, spensierato e felice con cui veniva rappresentata la “Belle Epoque” non corrispondeva in tutto e per tutto alla realtà. Sul piano economico-sociale, non tutte le classi di cittadini ebbero uguali benefici. Infine, l’immagine ridente della belle epoque nascondeva tensioni e rivalità sia fra gli stessi paesi europei che fra l’Europa e gli Stati Uniti. In particolare, Francia e Inghilterra vedevano con molta preoccupazione l’accrescente importanza della Germania. Nel frattempo, sui mercati internazionali cresceva il peso economico degli Stati Uniti … tadadadà!!!
La fiera delle parole
In dialetto veneto si dice “de Rovigo no me intrigo”, nel senso che è meglio non immischiarsi di quanto avviene a Rovigo.
Un detto che al giorno d’oggi suona strano dal momento che a Rovigo – e lo dico senza timore d’offesa – non succede mai niente.
Per fortuna c’è qualche anima coraggiosa che invece su Rovigo ha voluto scommettere, mettendo fine al circolo vizioso che vuole il Polesine fuori dai circuiti culturali che contano.
Sono felice che quest’anima appartenga ad una donna e che abbia saputo far gravitare a Rovigo, in 4 memorabili giornate d’ottobre, tutta una serie di personaggi da fare invidia al festival della letteratura di Mantova…
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