De Otio
Seneca, Stevenson, Goethe. Ma anche: affacendato, benefico, affaticato, creativo e, infine, rivoluzionario.
Sul dolce non far niente la storia del pensiero umano riflette da secoli. Non vado quindi ad aggiungere il mio commento ad una lista di pensieri eccellenti di certo più interessanti del mio. Più che una definizione di ozio, quindi, propongo una domanda: sarei curiosa di capire quali spazi abbia assorbito oggi l’ozio, nelle nostre vite da terzo millennio.
Una riflessione d’obbligo per una blogger. Perchè in fondo il Blog è un personalissimo, privilegiato, ozio. Volete aggiungerci “creativo”? Per me va bene. Ma senza esaltare il tempo che si passa di fronte ad uno schermo. Ma in fondo l’ozio è così: padrone e vittima del nostro tempo, senza possibilità di equilibrio.
Leggi l'articolo intero | Make a Comment ( None so far )Critiche amiche (?)
Un amico e lettore del Blog mi confida che sono fondalmentalmente noiosa: nelle mie righe poco pathos, poca personalità, poco coraggio. Accuso il colpo, e provo a rimediare.
La premessa necessaria è che questo spazio non è il mio diario segreto, ma il semplice Blog di una trasmissione televisiva che parla di cultura. La cultura che passa il territorio, quella che c’è, quella che si riesce a “coprire” in termini giornalistici. Eppure, tutto quello che vedete, sentite, leggete è già frutto di una scelta, la mia. Per cui sicuramente il contenuto è un messaggio: vi dice qualcosa sui miei gusti. Ammesso che interessino a qualcuno.
Sono poi profondamente convinta che – in estremissima sintesi – la mia professione (e la mia conseguente professionalità) sia quella di puntare un riflettore su alcune realtà che passano sotto gli occhi della gente, senza che questa vi presti attenzione. Il mio è un onesto e artigianale lavoro da “lente di ingrandimento”: per cui spero che, chi ha voglia, scelga di usare questo Blog come una mappa, una finestra, un’idea di quanto avviene sul territorio a livello culturale.
Certo, tutto quello che io conosco prima di voi lettori e per voi lettori, invece che descritto, può essere comunicato con un supplemento d’anima. La mia. Proprio quella che manca secondo il mio amico-critico.
Questa osservazione mi incuriosisce, mi fa arrabbiare e un po’ mi fa sorridere.
Mi fa arrabbiare perchè ovviamente quello che scrivo E’ generalmente quello che sono.
Mi fa sorridere perchè ancora una volta mi viene riconfermato un grande dogma della comunicazione: che la gente non vuole “sapere” e basta, vuole emozionarsi, vuole “il personaggio”, vuole il commento, il parere, il cibo già mangiato e digerito.
La curiosità invece deriva dal solito vecchio ritornello pirandelliano (ma che, porca miseria, mi ritorna addosso quasi ogni giorno della mia vita) dell’unonessunocentomila. Quanto traspare di quello che sono, quello che sento e quello che credo di essere? Ecco forse è questo l’unico punto veramente importante della questione: le nostre azioni, le nostre parole, una volta attraversate dalla scrittura, dalla mediazione del pensiero, sono ancora le stesse che sono sgorgate dal cuore?
A parte il fatto che non è sempre richiesto, nel mio lavoro, di parlare col cuore. Anzi, sarebbe meglio provare a metterci un po’ di cervello. Certo, non solo quello, altrimenti tanto varrebbe sfogliare un’Enciclopedia (a proposito, esistono ancora nell’eproca di Web 2.0?).
Al mio critico amico (?)-lettore però lascio in eredità un dubbio. Che la passione che cerca in un Blog di servizio, come questo, sia in realtà quello che manca nella sua vita, non nella mia scrittura. Poche righe che, nelle loro imperfezioni emotive e sintattiche, almeno interagiscono con il mondo e si fanno leggere da tutti, nell’onestà e nella trasparenza, a volte, lo ammetto, della loro superficialità.
Ma ci proverò. Non sia mai detto che non accetto uno sfida. Del resto, si può vivere senza passione?
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