OMBRE CINESI TRA GLI SPRITZ

L'entrata della Fabbrica 798 a Pechino
Ci sono occasioni d’arte che nascono come delle favole ottocentesche. Sentite questa…
Alla periferia di Pechino, sulla strada che porta all’areoporto, c’era una volta un complesso industriale che, ai tempi di Mao, oltre a essere formato da edifici militari, era abitato da operai del sogno socialista cinese. I lavoratori avevano dei privilegi quali: case, scuole, strutture sportive e culturali. Oggi gli operai e le loro famiglie non ci sono più, ma in uno di questi edifici è accaduto qualcosa di eccezionale, che non è sfuggito ai cacciatori di novità creative. La fabbrica 798 – così si chiama l’edificio che a noi interessa – è stata trasformata, come per incanto, in un centro culturale e artistico all’avanguardia, una versione Pechinese di Soho o di Tribeca: artisti hanno cominciato a popolare la zona, si sono moltiplicati i negozi e le botteghe d’arte, hanno cominciato a sorgere ristoranti e localini. L’edificio adesso ospita mostre d’arte contemporanea in modo permanente e continuato. Un’arte molto alternativa, con installazioni decisamente provocatorie che sono state in grado di portare a scontri/incontri a livello sociale e nazionale.
Alcuni video-lavori dei protagonisti di questa ennesima rivoluzione artistica e culturale che subisce la Cina, saranno proiettati per tutta la settimana a Trieste, nell’iniziativa VideoSpritz.
Uno Spritz Time in “giallo”. Giallo come la Cina, a cui sono dedicati gli appuntamenti eno-video-artistici di quest’anno, guidati da Vittorio Tantucci (sinologo italiano residente a Pechino e curatore della rassegna), in cui, accanto ad un aperitivo (offerto) si può intraprendere un video-viaggio nelle suggestioni più attuali della Cina.
Gli altri artisti in mostra sono: Chen Hai Lu, Chen Qiang, Gao Wen Dong, Hao Lang, Jiao Yan, Li Xiao Jing, Lin Zhe Yue, Mao Yong Hua, Wang Yuan Yuan, Wu Di, Wu Qiu Yan, Yu Si Ming, Yuan Bo, Zhang Mei Jie, Zhang Ye Xing, Zheng Zhong, Zhu Xiao Qi e Zhu Yu.
Leggi l'articolo intero | Make a Comment ( None so far )Quei terribili Anni ’70
Stavo leggendo su Wikipedia tutto quello che è successo negli anni’70: i bloody sundays, l’attentato alle Olimpiadi di Monaco, la Guerra Fredda, il Golpe in Portogallo, la Dittatura dei Colonnelli in Grecia, la fine del regime franchista in Spagna, lo scandalo Watergate, la guerra in Libano, la morte di Mao, la guerra in Iran, la deposizione dello Scià di Persia, la morte di due Papi e l’elezione di Giovanni Paolo II, la nascita della musica Punk, l’invenzione del walkman e, in Italia, tutta una serie di attentati, disordini e tensioni conosciuti ora con il nome “anni di Piombo”.
In tutto questo casino la vita è comunque andata avanti, producendo, con le sue luci e le sue ombre, una nuova cultura. Parte di essa ora è facilmente riconoscibile come fortemente contestualizzata in quegli anni ma altra… altra ormai fa parte di noi, senza distinzione alcuna.
In modo particolare, a Nordest, gli anni ’70 furono anni – mi dicono, io non c’ero – di forte “traffico” culturale dove Venezia era il faro e altre città come Padova, Verona o Trieste (ovvero le città universitarie) i satelliti di un mondo che stava cambiando.
In questo servizio ho analizzato il caso della Biennale che, udite udite, nel bel mezzo di quei terribili anni, addirittura si fermò.
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