Della materia dei Blog #5
La verità è che noi abbiamo qualcosa in più. Nel bene e nel male. Vivere la vita, qualsiasi cosa questo significhi (lavorare, pensare, discutere, costruire) impegna le nostre risorse a 360°. Non conosco nessuna donna che sia lavoratrice e basta, madre e basta, volontaria e basta, casalinga e basta, studentessa e basta. Siamo tutte, contemporaneamente, queste cose anche qualcuna in più. Perché dopo il lavoro, c’è sempre la casa da mandare avanti e magari anche qualche passione da non dimenticare. O perché oltre ai bimbi, rimangono le amiche, i libri e l’Associazione TalDeiTali. Siamo tutto, in una sola volta. Tutto per tutti.
Mentre gli uomini stanno nel guado della semplicità, che spesso si trasforma in una noiosa banalità. O, ancora peggio, non si trasforma in nulla, bloccati come sono dai loro schemi emotivi dove il dovere o l’orgoglio contano più dell’amore. Portare a casa i soldi. Ogni tanto farti un regalo. Ogni tanto prestarti una spalla. Ogni tanto sparecchiare la tavola, o spostare i calzini puzzolenti. Ogni tanto accontentarti. Ma poi, dentro di loro, che vita si costruiscono? Hanno tutte le alternative interiori che abbiamo noi? Quante frontiere innalzano che noi neppure abbiamo?
Ci evolviamo continuamente: bruchi e farfalle, bruchi e farfalle, un susseguirsi spontaneo di energie così forti e complicate che nessun uomo capirà mai.
Ogni tanto ci sfiorate, cari signori.
Ogni tanto pensate di capire. Ma tenete in pugno quella conoscenza per… quanto? qualche giorno? Troppo difficile farlo per tutta la vita. Troppo impegnativo sforzarsi così tanto. Troppo deprimente avere ogni minuto di fronte la prova di come si possa essere completi e intelligenti senza rinunciare di essere liberi di sentire, amare ed emozionarsi.
Tanto tempo fa Kate Bush, in una delle mie canzoni preferite, si augurava di poter “salire quella collina e fare un patto con Dio per scambiarsi i ruoli” tra uomo e donna, per capire quanto sia difficile (o facile) stare l’uno nei panni dell’altro.
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